Se siete più o meno presenti sui social avrete notato in questi giorni che le vostre bacheche sono state invase da ritratti di vostri amici e di personaggi più o meno famosi in pose da amazzoni, guerrieri e anime giapponesi.
Tutte queste immagini sono state sviluppate grazie ad applicazioni che sfruttano l’AI per creare ritratti digitali a comando in poche decine di secondi.
Visto l’alto realismo e la facilità di utilizzo, viene spontanea una domanda: le AI sostituiranno completamente gli artisti? O i designer?
Che cos’è un’AI?
AI è l’acronimo di Artificial intelligence, che significa appunto intelligenza artificiale.
Sviluppare un’AI significa produrre una macchina “intelligente”, che cerchi di emulare le qualità tipicamente presenti in noi esseri umani quali l’apprendimento, il ragionamento, la pianificazione in base alle diverse condizioni alle quali viene sottoposto, e così via.
Le AI possono avere utilizzo in una miriade di campi; per esempio sono già ampiamente usate nello sviluppo di Chatbot in siti web e social media.
Il tema è potenzialmente infinito e di vastissima applicazione, e spiegare il suo funzionamento è estremamente tecnico; in questo articolo discuteremo solo dell’aspetto artistico e di design, e delle applicazioni in questi campi.
Il boom delle app di AI
Da inizio dicembre c’è stato un boom dell’utilizzo delle app di AI per puro svago.
La prima webapp a guadagnare popolarità è stata la cinese Different Dimension Me, che è andata in crash dopo essere diventata virale su Twitter. Gli sviluppatori non si aspettavano un utilizzo così massiccio del sito così, a causa del traffico eccessivo, attualmente è inutilizzabile.
Different Dimension Me trasformava le immagini caricate in una versione Anime (lo stile dei cartoni animati giapponesi); l’applicazione è stata anche tacciata di razzismo in quanto pare che la sua AI non riconoscesse le persone di colore trasformandole in cose alquanto discutibili (da scimmie a copricapi e cappelli).
Vista la temporanea inutilizzabilità del sito cinese, hanno preso piede diverse applicazioni per smartphone, tra cui principalmente Lensa e Dawn AI.
Tralasciando le classiche polemiche su privacy dei dati ed uso delle immagini, il funzionamento delle app è semplice e simile al sito cinese: basta caricare una decina di propri selfie e verrà creata una versione “avatar” di noi stessi. Dopodiché, l’app produrrà decine e decine di variazioni della nostra versione digitale, dal vichingo all’astronauta, dal cavaliere al robot.
Inoltre, digitando qualsiasi cosa vogliamo, avremo una versione di noi in quella determinata veste; io stesso ho provato l’app ed ecco qualche risultato, alcuni dei quali decisamente esilaranti.
Utilizzo di AI nell’arte
Viste queste capacità delle AI ci si può chiedere se un’intelligenza artificiale possa imparare a creare immagini sempre più realistiche o addirittura opere d’arte in tal senso.
In effetti proprio qualche mese fa, un’immagine prodotta da un’AI ha vinto per la prima volta nella storia un concorso d’arte, ed è inutile dire che la cosa ha fatto molto scalpore.
L’opera vincitrice si chiama “Theatre d’Opera Spatial” ed è stata prodotta dall’artista Jason Allen con l’AI di Midjourney; il dibattito è stato fin da subito acceso tra i sostenitori dell’arte “classica” ed i fautori delle AI come potente strumento creativo.
Ho provato in prima persona quattro tra le principali AI presenti al momento e devo dire che io stesso sono rimasto estremamente stupito di come con estrema facilità e con pochissimo tempo queste macchine possano produrre “opere d’arte” sostanzialmente indistinguibili da un dipinto reale.
Le AI che ho utilizzato sono Dall-E, Lexica, NightCafè e Midjourney, fruibile tramite un canale Discord.
Il funzionamento è molto semplice: digitando come comando una descrizione dell’opera d’arte che vogliamo produrre, dopo neanche un minuto, l’AI ci darà come output diverse immagini corrispondenti alla descrizione. Midjourney, nella sua versione per principianti (che io ho utilizzato), dà come output una singola immagine composta da 4 variazioni del comando.
Il primo comando che è dato è stato “stone house in an enchanted forest during a snowstorm” (una casa in pietra in una foresta incantata durante una tempesta di neve), ed i risultati sono questi.
Questo è stato il mio primo utilizzo assoluto di un’AI in ambito artistico e la mia reazione è stata assolutamente di stupore. La mia impressione è che potenzialmente Midjourney nella sua versione avanzata possa avere una qualità migliore, ma senza dubbio anche i risultati delle altre tre AI sono più che apprezzabili.
Il secondo comando è stato “peaceful garden with violet flowers and a waterfall” (un tranquillo giardino con fiori viola ed una cascata).
Anche in questo caso, i risultati dell’output sono assolutamente validi e molto realistici ed hanno davvero poco da invidiare ad un’opera d’arte digitale prodotta da esseri umani.
Il dibattito è quindi più che mai forte tra chi sostiene che l’arte debba rimanere tradizionale e chi supporta lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie, tra cui l’AI, anche in ambito artistico e la domanda se le AI sostituiranno completamente gli artisti non è di facile risposta.
Personalmente penso che la fantasia dell’artista faccia la sua parte. Un conto è digitare nei comandi dell’AI immagini banali o comuni come quelle che posso aver digitato io (e che la maggior parte delle persone penserebbe), un conto è immaginare un “Teatro dell’Opera Spaziale”. Penso che le AI vadano viste come uno strumento in più per esprimere la propria creatività e la propria vena artistica.
D’altronde, come disse un mio professore dell’università, “Il PC è solo un mezzo, il grosso del lavoro lo fa la creatività“; per quanto la tecnologia ci dia strumenti sempre più avanzati, se non c’è una buona idea alla base, il risultato sarà comunque deludente.
Senza considerare che un’opera prodotta con AI può non essere un’opera finita, ma può venire ritoccata per creare un’immagine ancora differente.
AI nel graphic design
Se nell’arte vera e propria le AI possono produrre già risultati ampiamente apprezzabili, nel graphic design il discorso è più complicato, vuoi per la presenza di contenuti testuali, vuoi perchè al contrario dell’arte, deve rispondere ad esigenze di terzi, ovvero i clienti finali.
Le 4 AI prese in esame non hanno prodotto risultati entusiasmanti nell’ambito del graphic design; questi sono i risultati del comando di un logo per una lavanderia ecologica.
I risultati sono piuttosto deludenti sia per quanto riguarda la “creatività” che la qualità; il massimo che ci si potrebbe ricavare è prendere una qualche ispirazione, visto che un logo andrebbe comunque poi realizzato in vettoriale. NightCafè è quello che si spinge più oltre, andando ad immaginare addirittura un abbozzo di sito web.
La seconda task che ho richiesto all’AI è stata quella di progettare un flyer per un concerto deep house.
Anche in questo caso, l’ispirazione è l’unica cosa che possiamo avere dall’AI, vista anche la grande quantità di elementi testuali che andrebbero poi modificati.
Sicuramente esistono già strumenti che possono semplificare la vita del designer con template preimpostati (es. Canva), ma non parliamo di AI. Da designer odio Canva, perché elimina tutto il processo creativo che c’è alla base di un progetto, ma è innegabile che per qualche situazione o per persone non del settore possa essere uno strumento potente.
Lo strumento di AI improntato al graphic design che ho provato è Designs.ai. Come accennavo, per quanto riguarda la progettazione di flyer, brochure ed altri progetti che prevedono materiale testuale, si limita a fare né più né meno quello che fa Canva, ovvero mettere a disposizione template da personalizzare.
Una cosa che si può fare, è invece chiedere all’AI di creare un logo. Ho impostato una serie di parametri tra cui settore, nome dell’azienda, colori, inoltre l’AI mi ha mostrato una ventina di design tra i quali scegliere per fargli capire la direzione della nostra idea. Elaborate queste informazioni, l’AI ci darà il suo output.
Anche in questo caso, il risultato è piuttosto banale, anche se abbiamo la possibilità di scaricare il file vettoriale pagando l’abbonamento premium. Per progettare un logo bisogna ascoltare il cliente, apprendere la vision aziendale e capire i valori che bisogna trasmettere e sopratutto sapere come trasmetterli; e solo la sensiblità umana può trasformare tutto questo in un progetto.
Tutte queste cose un’AI non potrà mai riprodurle (almeno per il momento!).
Qual è il futuro dell’arte e del design?
Cosa ci possiamo aspettare con l’avvento delle AI nell’arte e nel design non possiamo saperlo.
Quello che è certo è che negli ultimi anni le opere d’arte digitali hanno acquisito sempre più validità e riconoscimento come prodotti artistici; gli NFT, per esempio, sono ormai riconsciuti come vere e proprie opere d’arte, ed alcuni sono stati venduti a prezzi astronomici (e spropositati).
Come si dice, il progresso non si può fermare, ed è fuori di dubbio che nei prossimi anni tradizione e tecnologia si intrecceranno sempre di più nella creazione di opere d’arte.
Tutte le correnti d’avanguardia sono state criticate per il loro discostarsi dall’arte cosiddetta classica. Molti artisti avanguardisti, tra cui Picasso e Dalì, sono stati rivalutati solamente dopo parecchi decenni.
Magari la stessa arte generata da AI potrebbe essere in futuro vista come una corrente artistica a sé stante, proprio come il cubismo o il surrealismo, senza dover per forza “concorrere” con l’arte classica.
Sebbene dubito che l’arte tradizionale venga soppiantata totalmente dalle AI, è sostanzialmente certo che vedremo sempre più opere d’arte prodotte da intelligenze artificiali e chissà, probabilmente alcune di queste trionferanno ancora in altri concorsi d’arte in futuro.
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